Pragmatica

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Paradigma di ricerca che caratterizza i recenti orientamenti delle scienze umane e sociali (psicologia, semiotica, filosofia del linguaggio, scienze della comunicazione in genere) e che consiste nell’attenzione al linguaggio come atto di comunicazione e al contesto quale spazio entro cui tale atto di comunicazione riceve senso.
La genesi di una simile prospettiva va cercata: 1) nella semiotica di Peirce e Morris, per i quali l’interpretante del segno è l’effetto che la semiosi produce sull’interprete; 2) nella filosofia del linguaggio, soprattutto nel principio d’uso di Wittgenstein e nella teoria degli atti linguistici di Austin che riconducono il significato di una parola al suo uso entro un determinato contesto (Wittgenstein) e riflettono sulla capacità della comunicazione di produrre effetti sull’interlocutore (Austin); 3) nella teoria delle implicature di Grice (Linguistica), che riflette sui sottintesi di cui la rete delle nostre comunicazioni è fitta; 4) nel behaviorismo linguistico di Bloomfield, che interpreta il linguaggio come uno scambio di stimoli e risposte per rispondere a stimoli reali; 5) nella ricerca psicologica della Scuola di Palo Alto (Teorie psicologiche della comunicazione; Watzlawick), soprattutto per la sottolineatura forte che garantisce al contesto della comunicazione e gli aspetti meta-comunicativi (comportamento non verbale).
Nelle scienze della comunicazione, in particolare, la ‘svolta pragmatica’ va messa in relazione con i limiti teorici dei paradigmi di ricerca tradizionali, soprattutto lo strutturalismo. Esso, anche in virtù della sua nascita linguistica, rischiava di restringere la comunicazione alla sola dimensione informativa considerandola come un sistema coerente ma chiuso. Questo comportava come effetto il determinarsi di due attenzioni preferenziali: 1) l’attenzione alla struttura interna del testo, come nella teoria dei codici; 2) l’attenzione al testo come esclusivo luogo del senso, come un contenitore di informazioni.
L’approccio pragmatico si può dire superi entrambi questi assunti: 1) il testo, anzitutto, diviene solo uno degli elementi che entrano a costituire la situazione comunicativa, insieme agli interlocutori e al contesto cui appartengono; 2) in secondo luogo, esso, più che come il risultato di una enunciazione, viene ripensato come l’atto dell’enunciare spostando l’attenzione dal contenuto del testo allo scambio comunicativo di cui è occasione.

Bibliografia

  • AUSTIN John Langshaw, Come fare cose con le parole, Marietti, Genova 1987.
  • AUSTIN John Langshaw, Quando dire è fare, Marietti, Torino 1974.
  • BERTUCCELLI PAPI Marcella, Che cos’è la pragmatica, Bompiani, Milano 1993.
  • BIANCHI Claudia, Pragmatica del linguaggio, Laterza, Roma/Bari 2003.
  • BIANCHI Claudia, Pragmatica cognitiva. I meccanismi della comunicazione, Laterza, Roma/Bari 2009.
  • LEVINSON Stephen C., La pragmatica, Il Mulino, Bologna 1985.
  • MOESCHLER J. - REBOUL A., Dictionnaire encyclopédique de pragmatique, Seuil, Paris 1994.
  • WATZLAWICK Paul - BAVELAS Janet Beavin - JACKSON Don D., Pragmatica della comunicazione umana: studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Astrolabio, Roma 1971.

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Note

Come citare questa voce
Rivoltella Pier Cesare , Pragmatica, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (22/12/2024).
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